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Info e curiosità

Preghiera del podista

O Signore Gesù, che negli anni della tua vita pubblica,
hai percorso le strade della Palestina predicando, consolando e guarendo,
guarda a noi marciatori per amore dello sport.

Guida i nostri passi sotto il sole o la pioggia, fra il vento o la nebbia, tra gli ombrosi boschi
o le strade assolate di pianura, sui faticosi sentieri di montagna,
da soli o fra gli amici marciatori.

E quando lo sguardo offuscato dal sudore o dalla fatica,
si attarda ad ammirare le meraviglie della natura
o quelle create dall'uomo, il nostro pensiero corre a Te.

Ti ringraziamo, o Signore, per le tante amicizie fatte.
Ricordiamo gli AMICI che hai chiamato a Te e che raccomandiamo alla Tua misericordia.
Ti ringraziamo per la salute che ci concedi, per le gioie e le fatiche del nostro correre
o camminare, che spesso diventano preghiera.

E tu Santa Maria del Cammino, proteggi i nostri passi e fa che la nostra fatica ed il nostro
sudore sia ringraziamento per noi e preghiera per quanti, per malattia o handicap,
non possono godere, come noi, della gioia del camminare o della grazia del correre.
COSI' SIA.

Camminare si sa fa bene!
“Non è una novità, ma occorre sottolinearlo ancora una volta: facciamo troppo poco movimento”. Il grido di allarme arriva dal mondo medico dopo studi e indagini sulla popolazione adulta che preferisce sempre e comunque l’automobile ad una sana camminata. Soprattutto gli italiani over 64 tendono a fare pochissima attività motoria: solo il 13% di loro si concede infatti una passeggiata, tanto che il 44% è in sovrappeso e il 16% arriva ad essere obeso. Naturalmente l’esigua attività fisica non interessa solo la fascia di persone sopra gli “anta”, ma coinvolge spesso anche i giovanissimi che preferiscono volentieri qualche ora in più davanti al computer piuttosto che all’aria aperta. Ma se quando si è adolescenti il metabolismo è comunque maggiore, dopo una certa età quello che potrebbe sembrare solo un piacevole passatempo, diventa quasi un obbligo. Il movimento, spiegano i medici, è infatti indispensabile perché migliora realmente la qualità della nostra vita, allontanando malattie spesso anche gravi (come diabete, arteriosclerosi, ipertensione, osteoporosi ed alcune forme neoplastiche) e facendoci sentire, invece, molto più sani ed attivi. Non bisogna comunque pensare che il movimento da affrontare debba essere per forza faticoso e noioso. Un ricerca dell’Università di Verona pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, ha messo in evidenza che per bruciare grassi non occorre praticare necessariamente ore ed ore di jogging, frequentare palestre per sollevare pesi o correre fino allo stremo delle nostre forze sul tapis roulant, ma può bastare anche una sana camminata. “ E’ proprio la mancanza di attività fisica il problema della nostra società-sottolinea il dott. Piero Aspegiano dell’Istituto Medicina dello Sport di Torino- Il 15% dei giovani è già obesa, soprattutto per le cattive abitudini alimentari (più che per motivi genetici o familiari), ma non si possono ottenere buoni risultati solo con una riduzione dell’apporto calorico. Bisogna inserire nella giornata uno spazio per muoversi, e la migliore attività che possiamo consigliare è sicuramente quella aerobica, ovvero un medio sforzo di lunga durata, come correre, andare in bicicletta o camminare. Più semplicemente, proprio camminare ad una velocità di 4 km in 50 minuti, per due-tre volte la settimana, consente di ottenere grandi benefici.” Sembrerebbe infatti che a questa velocità, il 40% delle calorie bruciate derivi proprio dai grassi, mentre ad una velocità maggiore si brucerebbero per lo più i carboidrati, ovvero gli zuccheri. Insomma, facendo 10.000 passi, ovvero 5-6 chilometri in piano, si possono bruciare 300 calorie; più semplicemente, mezz’ora di passeggiata contribuiscono ad “alleggerirci” di circa 130 calorie. “In questa maniera -spiega il dott. Aspegiano- si rinforza il muscolo cardiaco che arriva a 100-140 battiti al minuto, ne traggono beneficio anche i polmoni, si sollecita l’ormone del cortisolo e si bruciano una quantità equilibrata di grassi e carboidrati che contribuiscono al calo del peso”. E coloro che non “gradiscono camminare”, come possono muoversi?. “ Se non ci sono particolari problemi cardiaci o muscolari-conclude il dott. Aspegiano- fino a 70 anni vanno bene anche il tennis, le piccole maratone e perché no, le escursioni in montagna, che coniugano l’attività fisica con la piacevolezza del turismo naturalistico. Dopo i 70, invece, anche la camminata deve ridimensionarsi e scendere preferibilmente ad una velocità di 1-2 km all’ora”.
A scoprire i vantaggi della camminata sono stati per primi i popoli nordici ( i più attivi sono gli olandesi, i danesi, i finlandesi, gli svedesi e i tedeschi) che hanno inserito questa attività nel quotidiano proprio per tenere i muscoli attivi e le articolazioni sciolte. Alla semplice passeggiata hanno inoltre aggiunto i bastoncini per muoversi più velocemente e con una certa agilità sui percorsi di collina e di montagna. E’ il cosiddetto nordic walking, e sicuramente lo abbiamo ben presente perchè non è difficile incontrare persone sopra gli “anta” che lo praticano con passione anche nelle nostre località turistiche delle Alpi. Preoccupante, invece, la situazione dell’attività
motoria in Francia, Belgio, Spagna e Portogallo, nonché in Italia e in Gran Bretagna. In questi Paesi si stanno già effettuando campagne televisive e pubblicitarie per incoraggiare la gente a camminare evitando il più possibile divano, pantofole e tv, o per incentivare le persone a bordo dell’autobus a proseguire il viaggio a piedi per un paio di fermate. Guardando invece agli Stati Uniti, le recenti linee guida proposte alla popolazione americana per prevenire l’accumulo di grasso corporeo consistono nell’ aggiungere 30 minuti al giorno di attività fisica ai 30 già previsti per limitare i danni cardiovascolari. Quindi, sarebbero necessari 60 minuti di movimento, meglio tutti i giorni ( e non riuniti solo nel fine settimana) per restare in forma. I benefici? Incremento della muscolatura e della flessibilità, miglioramento dell’irrorazione sanguigna, rafforzamento del tessuto osseo, ossigenazione, ma anche, non sottovalutiamolo, un considerevole aiuto per combattere la depressione.

Scarpe running: scopri come sceglierle


Le scarpe running sono la scelta più importante che un corridore deve effettuare, pertanto fra i tanti modelli disponibili sul mercato, è fondamentale individuare quello in grado di adattarsi al meglio alle tue caratteristiche ed al tuo modo di correre.
Quali sono le categorie delle scarpe da running?
Innanzitutto ti sarà utile sapere che le scarpe da corsa si dividono solitamente in 7 categorie principali:

1.    
Minimaliste A0
Scarpe estremamente leggere, generalmente pesano dai 150/300 gr e sono progettate per favorire il movimento naturale delle articolazioni del piede. Garantiscono una posizione biomeccanica ottimale del piede e contribuiscono a correggere alcuni problemi di postura. In alcuni modelli, inoltre, si trova l’alluce separato sia nella suola che nella tomaia: questa libertà di movimento consente al piede di spingere con maggiore forza rispetto alle scarpe tradizionali da running.
Utilizzo: adatta sia a chi pratica allenamenti intensivi sia al runner occasionale.
Consigliata a: non sono adatte per un uso universale, ma sono da intendersi come nuovi ausili per l’allenamento.
E' consigliato farne un uso integrativo con scarpe da running tradizionali e di permettere al piede di abituarsi in modo graduale.

2.     
Superleggere A1
Pesano meno di 250 gr. e sono indicate per gare e allenamenti a ritmo sostenuto grazie alle doti di flessibilità e ritorno elastico.
Caratteristiche: scarpe leggere, reattive e flessibili; dislivello tra avampiede e tallone minimo, scarso potere ammortizzante, controllo del piede ridotto; l’alta sensibilità nell’appoggio permette di sfruttare al massimo la rullata del piede a ritmi veloci.
Utilizzo: gare su strada, allenamenti di sintesi, ripetute veloci in pista in alternativa alle chiodate.
Consigliata a: runner leggero e veloce.

3.    
Intermedie A2
Modelli di peso compreso tra 240 e 295 gr.
Caratteristiche: scarpe leggere e flessibili che non trascurano comunque un buon livello di ammortizzamento; non mancano i modelli con un leggero supporto antipronazione.
Utilizzo: gare su strada, allenamento su ritmi medi/veloci.
Consigliata a: runner di peso medio/leggero.

4.    
Massimo ammortizzamento A3
Calzature dal peso che supera i 300 gr. in grado di offrire il massimo comfort grazie all’elevato potere ammortizzante. Molto diffuse come scarpe da allenamento, sono normalmente utilizzate da runner con appoggio neutro o supinato o da chi usa plantari personalizzati.
Forma: semi-curva / dritta (per il piede piatto).
Ritmo al Km: oltre i 04' 10".
Caratteristiche: scarpe dotate di un certo dislivello tra avampiede e tallone per proteggere i tendini delle articolazioni; il potere ammortizzante va a scapito della velocità.
Utilizzo: allenamento, gare su strada per i più pesanti.
Consigliata a: runner con appoggio neutro, supinatore (appoggio in inversione, verso l’esterno), o solo leggermente in pronazione (difetto dell’appoggio caratterizzato dal cedimento del piede verso l’interno); consigliata a chi indossa plantari correttivi.

5.    
Stabili A4
Calzature dal peso che supera i 300 gr.  
Forma: semi-curva / dritta.
Ritmo al Km: generalmente oltre i 04' 10".
Caratteristiche: scarpe dotate di supporto speciale nell’intersuola che contrasta l’iperpronazione; possono risultare rigide e poco flessibili; di solito il controllo del piede non riduce l’ammortizzamento; da notare che al giorno d’oggi rientrano in questa categoria anche alcuni modelli performanti.
Utilizzo: allenamento.
Consigliata a: runner pesanti e/o iperpronatori, sconsigliata a tutti gli altri e soprattutto ai supinatori (appoggio inverso).


6.    
Trail Running A5
Scarpe di peso tra il 320 – 390 gr., molto traspiranti e spesso impermeabili.
Forma: semi-curva.
Ritmo al Km: qualunque.
Caratteristiche: scarpe che assicurano un appoggio sicuro su qualsiasi superficie con tutte le condizioni atmosferiche grazie alla suola a "carro armato"; controllo del piede e ammortizzamento assicurati anche nelle situazioni estreme.
Utilizzo: sterrati impegnativi, corse in montagna; ottime anche per il tempo libero fuori città.
Consigliata a: chiunque.

7.    
Chiodate - Specialistiche A8
Questa categoria include i modelli da campestre e quelli utilizzati nelle diverse specialità su pista. Caratterizzati da volumi e pesi ridotti e da chiodi sull’avampiede (6mm; 9,5 mm, 12 mm) a seconda dell’utilizzo.


I fattori da considerare nella scelta



Il peso del corridore è un fattore particolarmente importante da tenere in considerazione nella scelta della calzatura tecnica, in quanto ne condiziona la robustezza ed i materiali di costruzione.

Come è fatta la scarpa da running

Negli anni le aziende tecniche hanno fatto passi da gigante nello sviluppo di nuove tecnologie per garantire all’atleta il massimo del comfort. E’ importante dunque conoscere i vantaggi che la propria scarpa running può offrire. Sono 4 le parti che rivestono una notevole importanza:





la tomaia, che corrisponde alla parte esterna della scarpa, realizzata in materiale sintetico, ha la caratteristica di essere leggera, traspirante e robusta;
l’intersuola, ovvero la zona in cui vengono racchiusi il sistema di ammortizzamento posteriore ed anteriore ed il sistema di stabilità al centro della scarpa. Il materiale comunemente utilizzato per questa parte è l’EVA, abbinato e integrato ai sistemi brevettati dalle aziende;
il retro piede, o conchiglia, che avvolge il tallone e ne controlla il movimento, è realizzato in materiali estremamente resistenti e all’interno è rivestito da tessuti confortevoli;
il battistrada, ovvero la parte che appoggia sul terreno, ha lo scopo fondamentale di trasmettere aderenza e trazione.

L’appoggio plantare
Prima di passare alla prova della scarpa, è necessario individuare il proprio appoggio plantare. Quando il peso del corpo, dopo la fase di volo, si scarica sul terreno, l’arco plantare tende a cedere verso l’interno. Questo effetto, che viene definito come pronazione fisiologica è caratteristico del tipo di appoggio normalmente chiamato neutro (fig. A). Quando però questo effetto è accentuato l’appoggio è da iperpronatore (fig. B). Al contrario se l’effetto avviene nella parte esterna del tallone parleremo di "atteggiamento supinato" (fig. C).


Questi diversi tipi di appoggio richiedono una concezione di scarpa diversa che deve tendere, se non a correggere, ad "limitare" l’eventuale difetto, garantendo al piede il miglior appoggio possibile, per evitare di creare spiacevoli traumi.


 
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